Il Legno che Canta: chitarre storiche e pittura in dialogo a Vercelli

Un'esperienza immersiva tra liuteria, musica e arte ottocentesca, in omaggio ad Angelo Gilardino.

C’è un momento, attraversando le stanze silenziose dell’ARCA di Vercelli, in cui il suono si fa presenza. Non lo si ode, ma lo si percepisce. Vibra nell’aria rarefatta, si annida tra le pieghe dei velluti neri, si posa sulle corde tese, immobili eppure vive. Si avverte che in quegli oggetti – chitarre custodite in teche di vetro come reliquie laiche – qualcosa ancora respira. È la musica che fu, e che ancora, in qualche modo, è.

La mostra “Il Legno che Canta”, organizzata dall’Associazione Angelo Gilardino, non è una semplice esposizione di strumenti musicali. È un attraversamento spirituale. Le chitarre, provenienti da collezioni internazionali e appartenute a nomi leggendari – Andrés Segovia, Ida Presti, Julian Bream – non sono solo oggetti: sono voci. Hanno parlato nel tempo, hanno sussurrato a teatri gremiti, a studi raccolti, a sale vuote e a notti insonni. Hanno tradotto l’anima dei compositori, e l’hanno congiunta a quella degli interpreti, creando un terzo essere, un figlio d’aria e di legno.

Osservarle oggi, così immobili, è come avvicinarsi a un altare dove si è appena consumato un rito. Ma quel rito non è concluso: continua, muto ma ardente, nelle vibrazioni del ricordo. E non è un caso che queste chitarre dialoghino visivamente con i dipinti ottocenteschi scelti per accompagnarle. È un incontro orchestrato con delicatezza: come se ogni tela avesse ascoltato, un tempo, le note che oggi non possiamo più udire.

Angelo Gilardino, cui la rassegna è dedicata, fu lui stesso ponte fra le arti. Compositore, esecutore, saggista, ma anche estimatore profondo della pittura dell’Ottocento. Quel secolo in cui la musica cercava la luce e il colore, e la pittura la cadenza del suono. In questa simbiosi, che è il cuore pulsante della mostra, ogni quadro si fa eco visivo di una nota taciuta, e ogni chitarra diviene pennello che ha sfiorato l’aria.

Emblematica è la chitarra di Hermann Hauser I, costruita nel 1937 e suonata da Segovia. Non è solo uno strumento. È un corpo consunto, levigato dalle dita e dai respiri di chi l’ha tenuto tra le braccia. Ha il legno segnato – non danneggiato, ma inciso dal tempo come dalla devozione – lì dove la mano ha ripetuto gesti d’amore mille e mille volte. È su quella superficie che il canto ha lasciato la propria impronta. Segovia non ha solo fatto suonare quella chitarra: le ha donato qualcosa di sé, irreversibile.

Accanto, un disegno a carboncino del 1933: una mano che si posa, potente e vulnerabile, come in un gesto di benedizione. È la mano di Segovia, vista e ritratta da un amico pittore. Sotto, una dedica che è quasi una preghiera: “A las manos de mi entrañable amigo Andrés Segovia…”. Lì si chiude il cerchio. Musica, pittura, amicizia, memoria: un unico canto.

E poi i nomi: Stefano Grondona, Fabio Ardino, Lorenzo Frignani, Mario Grimaldi, Salvatore Sarpero, Massimo Laura… Nomi che non sono semplici etichette da didascalia, ma custodi di un’eredità viva. Le loro collezioni sono mappe di un tesoro invisibile, fatto di suoni che hanno attraversato epoche e anime.

In un angolo, il dipinto di Achille Befani Formis, Armonie montanine, evoca un paesaggio che è anche emozione sonora. E scoprire che Formis fu tenore, amico di Verdi e Ponchielli, è come ricevere una chiave ulteriore. Nulla è separato, in questa mostra: la pittura canta, la musica dipinge, e ogni oggetto racconta molto più di ciò che mostra.

Chi ha composto ha messo sulla carta ciò che aveva dentro. Chi ha eseguito ha dato voce a quelle intenzioni, interpretandole. E chi ha costruito quegli strumenti – i liutai, maestri silenziosi – ha fornito il corpo a un’anima destinata a volare. Oggi, a Vercelli, tutto questo ritorna. Come un’eco lontana che trova il modo di risuonare ancora, nel cuore di chi sa ascoltare.

Marco Mattiuzzi
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By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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