
🌿 Luce, affetto e sogno: Plinio Nomellini alla Galleria Giannoni
Nelle due opere esposte alla Galleria Giannoni di Novara — Il figlio (ca. 1907) e Baci di sole (1908) — Plinio Nomellini svela il cuore della propria poetica matura: una pittura che fonde l’intimità del vissuto personale con l’armonia cosmica della natura, in una visione quasi onirica del mondo. Moglie e figlio, raffigurati in entrambi i dipinti, non sono semplici soggetti familiari, ma incarnano simbolicamente la fusione tra umano e paesaggio, tra affetto e luce, tra materia e spirito.
✨ Una pittura tra Macchiaioli e Divisionismo
Allievo di Giovanni Fattori, Nomellini parte dalle radici dei Macchiaioli, ereditandone il gusto per la luce naturale e per la vita quotidiana. Ma è nella stagione divisionista che la sua arte sboccia in una direzione del tutto personale: la scomposizione della luce in tocchi e vibrazioni cromatiche diventa per lui linguaggio poetico e mistico.
In Il figlio, la pennellata luminosa avvolge la figura nuda del bambino, colto nell’attimo sospeso di una rivelazione silenziosa. La madre lo accompagna da dietro, vestita di un abito lilla che si dissolve tra le foglie e le ombre, come se fosse un’estensione della natura stessa. Il frutto nella mano del figlio, il gesto aperto delle braccia, la luce filtrata tra i rami: tutto suggerisce un atto iniziatico, una presentazione alla vita, una scena quasi sacra.

🌞 La luce come abbraccio
In Baci di sole, la stessa madre e lo stesso bambino riappaiono, stavolta in una barca immersa in un fitto fogliame, sullo sfondo di un’acqua increspata dalla luce. Il bambino gioca, la madre osserva: ma ciò che domina la scena è la luce stessa, che non è solo effetto ottico, ma presenza tangibile, quasi divina. Ogni foglia, ogni riflesso, ogni ombra è parte di un organismo vivente e partecipe. L’intero dipinto sembra sognato da dentro, come se la memoria affettiva e la visione interiore si fondessero in un’unica tela.
🌱 Visione onirica e panteismo domestico
Ciò che rende questi dipinti straordinari non è solo la perizia tecnica né la bellezza lirica dei soggetti, ma la capacità di trasformare una scena familiare in mito privato, di rendere universale l’esperienza di padre, marito, artista. La natura non è sfondo ma soggetto co-protagonista, respirante e sensibile. Le figure non abitano il mondo: ne sono abitate.
Questa visione, condivisa con altri protagonisti del simbolismo italiano e del tardo Divisionismo (Previati, Segantini, Bistolfi), si colora però in Nomellini di una tenerezza domestica e fiorita, che unisce l’ardore della luce alla dolcezza dell’affetto.
📍 Le opere in mostra
Il figlio, ca. 1907
Olio su tela, 179 × 126 cm – Inv. GG 263
Scheda ufficialeBaci di sole, 1908
Olio su tela, 119 × 93 cm – Inv. GG 268
Scheda ufficiale
Marco Mattiuzzi
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