Michelangelo Pistoletto e il segreto del “Terzo Paradiso”: una Lente per guardare al Futuro

Un incontro intimo: L'Artista e il Simbolo

Nell’atmosfera avvolgente dello studio, dove la luce solare sembra voler danzare sulla tela e i pigmenti di colore, Michelangelo Pistoletto si confronta con l’essenza stessa della sua visione artistica. L’aria è carica di un’energia quasi tangibile, come se il semplice atto di osservare quel simbolo, il “Terzo Paradiso”, potesse innescare una sorta di alchimia spirituale. Il tempo sembra dilatarsi, concedendo all’artista e al suo capolavoro un dialogo che va oltre le parole, un’intesa che sfiora il divino.

Pistoletto è un navigatore solitario in un mare di convenzioni artistiche e di espressioni superficiali. La sua bussola, però, è tarata su coordinate che esulano dalla semplice estetica; è un orientamento che punta alla stella polare della responsabilità umana, della sostenibilità ambientale, e della giustizia sociale. E nel centro di questa costellazione ideale, risplende il simbolo del “Terzo Paradiso”, come una lente che mette a fuoco le molteplici sfaccettature della sua arte e del suo impegno civile.

Il Terzo Paradiso: un grimaldello per l'Umanità

Questo segno, apparentemente semplice ma stratificato in interpretazioni, si presenta come un’enigmatica chiave, un grimaldello che apre serrature ancora sconosciute. È un richiamo, un monito, una promessa. Con il “Terzo Paradiso”, Pistoletto non si limita a porre domande o a stimolare la riflessione; va oltre, delineando una via praticabile, una strategia per armonizzare l’antagonismo eterno tra la natura e la cultura umana.

Non è un caso che questo simbolo abbia attirato l’attenzione di teorici dell’arte, attivisti e pensatori. La sua universalità è tale da andare oltre i confini disciplinari, divenendo un vessillo per tutte quelle persone che cercano una bussola morale in un mondo sempre più incerto.

Il Simbolismo come Azione

Così, nel cuore del suo laboratorio creativo, tra il brusio di idee e il palpito della luce dorata che sembra quasi voler sussurrare i suoi segreti, Michelangelo Pistoletto ci consegna non solo un’opera d’arte, ma una missione. La complessità del “Terzo Paradiso” risiede proprio in questa dualità: è sia un prodotto estetico che un atto di rivoluzione silenziosa, una sfida che l’artista lancia a se stesso e all’intera società.

Nell’era di cambiamenti drammatici e di crescenti divisioni, Pistoletto con il suo “Terzo Paradiso”, tre cerchi connessi che, in un unico colpo d’occhio, sembrano svelare e nascondere un intero universo di significati, ci offre una traccia, una sorta di mappa dell’anima, per ritrovare il nostro posto nel grande schema delle cose. E in quel momento di sublime interazione tra l’artista e il simbolo, quando anche il sole sembra voler partecipare alla conversazione, comprendiamo che l’arte può essere, deve essere, un ponte verso un futuro più giusto, più sostenibile, più umano.

La Realtà Primordiale e la Sfida dell'Ingegno Umano

Il cerchio più a sinistra è un canto d’amore alla natura, un inno alla vita in tutte le sue manifestazioni. Si tratta della Terra incontaminata, degli oceani profondi e delle cime innevate, luoghi che appaiono quasi come altari dedicati alla divinità della natura. Eppure, in questa esaltazione della natura, c’è una sottile melodia di malinconia. Una consapevolezza che questi santuari stanno perdendo la loro inviolabilità a causa dell’ingresso non invitato dell’uomo, armato di tecnologia e guidato da un’ambizione spropositata.

Spostando lo sguardo al cerchio opposto, ci troviamo di fronte a un’epopea di ingegno e di scoperta. Questo è il mondo plasmato dall’umanità, un paesaggio di città scintillanti, di veicoli che volano verso le stelle e di reti virtuali che connettono continenti. È un trionfo dell’intelligenza e dell’innovazione, ma anche una testimonianza dell’arroganza estrema con la quale l’uomo si è imposto sul pianeta. E così, mentre la scienza e la tecnologia offrono promesse di un futuro luminoso, c’è anche un senso di dissonanza, un timore che il nostro desiderio di conquista possa diventare la nostra nemesi.

Il Cuore dell'Enigma: La Sintesi

Ma è il cerchio centrale che attira irresistibilmente l’attenzione, come un polo magnetico che chiama alla preghiera. Questa è la Terra di mezzo, il ponte tra due mondi in apparente contraddizione. È qui che l’arte di Pistoletto fa emergere il suo messaggio più potente: la possibilità e la necessità di una nuova alleanza tra l’umanità e la natura, tra il creato e il costruito.

In questo cerchio, le linee di demarcazione si sfumano per dare vita a un’unica entità. Non è più una questione di “uomo contro natura” o “tecnologia contro ecologia”. Qui, si manifesta una visione di un equilibrio dinamico, in cui l’umanità utilizza le sue capacità non per sottomettere, ma per nutrire; non per distruggere, ma per rigenerare.

Il Linguaggio Universale: Oltre le Parole

Questi cerchi, delineati con una semplicità disarmante, operano come un alfabeto visuale, un nuovo linguaggio che si rivolge direttamente all’anima. In questo simbolismo geometrico, Pistoletto ci mostra che la vera arte ha il potere di comunicare ciò che le parole spesso falliscono a catturare. È come se i cerchi stessi fossero incantati, carichi di un’energia che risveglia la coscienza individuale e collettiva, spronando ognuno di noi a diventare parte attiva di questa evoluzione.

È un’apparente semplicità che cela una profondità abissale, una complessità che chiama in causa non solo la percezione estetica ma anche l’etica e l’impegno sociale. Si tratta di un’arte che non è fine a se stessa, ma che diventa un veicolo per una missione più grande: quella di unire, di sintetizzare, di armonizzare.

Una Visione Utopica o una Sfida Reale?

Nel cerchio centrale, allora, risiede una sorta di utopia, un ideale verso cui dovremmo tutti aspirare. Ma è un’utopia realizzabile o si tratta solo di un’illusione? In un’epoca di cambiamenti climatici, di disuguaglianze sociali e di disaffezione politica, la visione di Pistoletto può sembrare distante, forse irraggiungibile. Tuttavia, l’artista non si lascia intrappolare dalla disperazione. Al contrario, con il suo “Terzo Paradiso”, ci offre uno strumento per immaginare un futuro diverso, per costruire una narrazione che vada oltre la semplice critica e che indichi una via d’uscita, una soluzione, una speranza.

Non si tratta solo di un simbolo, ma di un vero e proprio manifesto per un nuovo modo di vivere, per una nuova forma di interazione tra l’umanità e il mondo che la circonda. È un invito a ripensare i nostri valori, a riconsiderare il nostro ruolo come custodi del pianeta, a riscoprire l’importanza del legame tra arte, etica e società.

Conclusione: L'Arte come Ponte tra Mondi

In definitiva, il “Terzo Paradiso” di Pistoletto è più di una semplice opera d’arte. È un orizzonte, una visione, una chiamata all’azione. È un segnale che ci invita a uscire dai nostri confini, sia fisici che intellettuali, e a intraprendere un viaggio verso una comprensione più profonda di noi stessi e del mondo in cui viviamo. E mentre osserviamo quei cerchi, semplici ma inestimabili, capiamo che ognuno di noi è parte di questa intricata danza cosmica, e che ognuno di noi ha il potere di contribuire alla creazione di questo “Terzo Paradiso”, a portata di mano, ma ancora tutto da scoprire.

Marco Mattiuzzi

By Marco Mattiuzzi

Artista poliedrico, ex docente e divulgatore, ha dedicato anni all'arte e alla comunicazione. Ha insegnato chitarra classica, esposto foto e scritto su riviste. Nel settore librario, ha promosso fotografia e arte tramite la HF Distribuzione, azienda specializzata nella vendita per corrispondenza. Attualmente è titolare della CYBERSPAZIO WEB & STREAMING HOSTING. Nel 2018 ha creato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 65.000 iscritti e gestisce CYBERSPAZIO WEB RADIO dedicata alla musica classica. Collabora con diverse organizzazioni culturali a Vercelli, tra cui Amici dei Musei e Artes Liberales.
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